Contributors: Stefano Martinetto
Stefano Martinetto, CEO di Tomorrow Ltd.
MU32: le interviste a opinion leaders del settore su tematiche fondamentali per la filiera
"l'unico senso che davvero la digitalizzazione non è riuscita a sostituire è il tatto"
STEFANO MARTINETTO
In questo anno di profondi cambiamenti, quanto il digitale ha favorito e sostenuto lo sviluppo del suo lavoro? E quanto lo ha sfavorito?
L'accelerazione della digital enhancement del nostro business è stata fondamentale.
Nulla che non fosse programmato in precedenza ma senza dubbio abbiamo compresso 5-7 anni di innovazioni in pochi mesi.
Lo sviluppo di uno showroom digitale con contenuti media proprietary sulla nostra piattaforma www.tomorrowltd.com ha permesso di svolgere le campagne vendite con le sole showroom di Milano e NY aperte al pubblico e quello di Londra utilizzato come studios. Chiaramente Zoom, Team e Facetime sono risultate fondamentali per il video streaming.
In che modo il digitale può affiancare e supportare la creatività?
I direttori creativi hanno imparato a comunicare la loro visione dovendo rinunciare alla presenza fisica alle sfilate.
All'inizio i grandi brands che disponevano di budgets elevati hanno forse ecceduto in manifestazioni cervellotiche di “tech for tech sake”.
Mi è piaciuta la grande democratizzazione del percepito da parte dei consumatori proprio perché i majors non potevano hackerare l'attenzione dei buyers.
Piccoli brands con molta creatività hanno potuto competere senza dover usare, o meglio sprecare, immense risorse.
Penso alle sfilate quasi-live di Jaquemus e Coperni in Francia ,ai video di A Cold Wall e Sunnei in Italia e di Marine Serre a Parigi.
In quale ambito, secondo lei, la tecnologia ha cambiato veramente la filiera del sistema moda? Qual è l'area aziendale che potrebbe incontrare maggiori vincoli con la digitalizzazione?
Trovo difficile che il mondo dei tessuti sia in grado di evitare il contatto umano e fisico quindi prevedo un ritorno al contatto umano e alle fiere di tessuto.
La tecnologia ha reso il viaggio non finalizzato all’esperienza obsoleta.
Difficilmente si sosterrà il costo e lo stress per un veloce viaggio tra Londra e Milano per un pranzo con un cliente.
Alla fine, l'unico senso che davvero la digitalizzazione non è riuscita a sostituire è il tatto. Trovo difficile che il mondo dei tessuti sia in grado di evitare il contatto umano e fisico quindi prevedo un ritorno al contatto umano e alle fiere di tessuto.
Interessante invece l’applicazione del blockchain nel controllo dell’autenticità e tracciabilità della supply chain.
Il processo tecnologico può essere una leva per generare nuovi comportamenti sostenibili?
Parzialmente.
Se penso alla follia del reso gratuito nell'ecommerce ed alla quantità di spostamenti superflui all'interno delle città, non vedo un vantaggio.
È un movimento culturale, non tecnologico.
Pensa che la digitalizzazione possa diventare un'alleata della sostenibilità e che ne agevoli i processi?
La tracciabilità può essere lo strumento più efficace e conseguentemente l’esposizione mediatiche delle pratiche non corrette.
Il consumatore vota con il portafoglio e acquista ciò che ritiene rilevante, l’accesso alle informazioni radicalmente trasparenti è l’abilitatore di questo comportamento.
La tecnologia da sola non è in grado di creare cambiamento e crescita diffusa. L'artigianalità come tradizione, la ricerca come fonte di innovazione, le competenze e la formazione per la trasmissione, sono il vero patrimonio da preservare. E' corretto affermare che tali valori determinano, di per sè, comportamenti sostenibili e, pertanto sono imprescindibili dalle relazioni reali?
Si parla sempre di spreco, sovra produzione, personalizzazione.
Cosa c'è di meno inquinante della pura sartoria?
Come si è orientato all'interno delle fiere e degli eventi digitali?
Con stanchezza e desiderio di poter presto tornare ad una più razionale e misurata presenza fisica.
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