I risultati del progetto MU Tendenze Sostenibilità F/W 2025-26
Tessuti e accessori per il futuro del pianeta
Creatività, qualità e sostenibilità sono ormai riconosciuti come valori consolidati e distintivi di Milano Unica, che ormai da 13 edizioni dedica spazio agli espositori che più sono impegnati nel perseguirli. Più sostenibilità combinata a più creatività è ciò che si trova nell’area MU Tendenze Sostenibilità.
Nei cartellini che accompagnano la presentazione dei campioni esposti sono indicati graficamente i valori fondamentali che ispirano la sostenibilità: la garanzia per la salute di lavoratori, consumatori e cittadini che richiede l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose; l’attenzione alla riduzione dell’uso di risorse naturali e ai princìpi dell’economia circolare; la promozione della giustizia sociale, la lotta ai cambiamenti climatici e la difesa della biodiversità.
Oltre a questi 5 valori fondamentali, sui cartellini si trovano le informazioni su 3 caratteristiche importanti dell’organizzazione dell’impresa: l’esistenza di un sistema di gestione aziendale sostenibile; l’esistenza di una dichiarazione dell’impronta ambientale del prodotto (PEF) conforme ai metodi indicati dalla Commissione Europea per misurare le prestazioni ambientali dei prodotti e l’esistenza di un sistema di tracciabilità della filiera dei fornitori.
Il progetto MU Tendenze Sostenibilità di Milano Unica è ormai stabilmente un invito – e una sfida - ai creativi a esplorare soluzioni e materiali nuovi e più sostenibili senza rinunciare a qualità, bellezza, stile e originalità.
Le tendenze e la sostenibilità a Milano Unica in cifre
Sono 3.432 di 410 espositori i campioni di tessuti e accessori selezionati per la sezione MU Tendenze Sostenibilità che rispettano i criteri stabiliti dalla Commissione Tecnica di Milano Unica. Sono numeri ancora una volta in straordinaria crescita rispetto all’edizione precedente: +23.6% per il numero dei campioni e +19.9% per il numero degli espositori. Si tratta di un nuovo record di numerosità del progetto, che conferma il crescente interesse e la bontà dell’intuizione che ha portato alla creazione del progetto.
I dati confermano che i principi della sicurezza delle sostanze chimiche utilizzate nella filiera e quelli della circolarità sono ormai incorporati nella grandissima parte dei campioni presentati.
L’82,8% dei campioni ammessi dalla Commissione Tecnica Sostenibilità e presenti nell’area è realizzato con processi conformi alle principali certificazioni, standard o protocolli in materia di assenza di sostanze chimiche dannose per l’uomo e l’ambiente. A questi campioni è stata attribuita l’etichetta “Chemical Safety”.
Per la seconda edizione, tuttavia, il record di presenze - sono il 90,3% del totale - è quello dei campioni con caratteristiche di circolarità. Nella maggior parte dei casi questi campioni sono prodotti con materiali provenienti da riciclo; in molti altri casi sono realizzati con un'unica fibra per rendere più facile la riciclabilità. L’attenzione a non sprecare le risorse naturali limitate del pianeta, si dimostra un fattore centrale nelle strategie di sostenibilità degli espositori. A questi prodotti è stata attribuita l’etichetta “Circular Economy”.
Il 79,5% degli espositori ha presentato campioni con certificazioni che richiedono esplicitamente il rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti dei lavoratori e i diritti umani lungo tutta la filiera. Si tratta del 63.8% dei campioni, a cui è stata attribuita l’etichetta “Social Justice”.
Oltre la metà degli espositori, il 64.6%, ha presentato campioni che per le loro caratteristiche hanno una ridotta emissione di gas a effetto serra (GHG), e quindi contribuiscono a combattere il fenomeno dei cambiamenti climatici. Le minori emissioni di questi campioni derivano dall’uso di materiali che sostituiscono fibre che originano da fonti fossili, o sono di produzione europea, quindi, se utilizzate da produttori tessili europei, riducono le emissioni per il trasporto; oppure ancora derivano dall’uso di energia rinnovabile nella produzione, o sono prodotti da aziende con piani di compensazione delle emissioni di CO2. A questi campioni è stata attribuita l’etichetta “Climate Action”.
Un tema emergente nelle strategie dei maggiori marchi della moda è quello della conservazione della biodiversità e, nei casi più avanzati, del ripristino e del miglioramento della stessa con i metodi dell’agricoltura rigenerativa. Anche in questo caso sono più della metà (il 63.2%) gli espositori che hanno presentato campioni in linea con questa visione. Se da un lato l’utilizzo di materiali da agricoltura biologica è una pratica consolidata, dall’altro la persistente scarsa disponibilità di questi materiali e l’assenza di diffusi sistemi di certificazione per l’agricoltura rigenerativa, limita il numero di campioni che gli espositori hanno presentato. Sono 34.3% i campioni a cui è stata attribuita l’etichetta “Biodiversity Conservation”.
Per quanto riguarda le caratteristiche di sostenibilità dell’organizzazione d’impresa, hanno superato il numero di 110 gli espositori che hanno un sistema di gestione aziendale della sostenibilità. Inoltre, 16 dichiarano di tracciare la filiera di fornitura. Aumentano anche gli espositori che presentano dichiarazioni relative all’impronta ambientale del prodotto (PEF) conforme ai metodi indicati dalla Commissione Europea. Si tratta comunque di un numero ancora limitato: sono 9, il doppio della scorsa edizione.
Standard, protocolli e certificazioni
Certificazioni, standard e protocolli possono essere relativi al singolo prodotto o all’intera attività dell’azienda.
Gli standard ed etichette di prodotto (grafico 3) più presenti tra i campioni sono relativi alla sicurezza chimica e al riciclo. Il 41% dei campioni è certificato Oeko-Tex Standard 100 e il 32% è certificato GRS (Global Recycled Standard), con in più il 2% di certificati RCS (Recycled Claim Standard). I campioni con certificazione di provenienza dei materiali da agricoltura biologica sono l’11% per il GOTS e l’1% per l’OCS; quelli con certificazione FSC sono l’11%. Seguono con percentuali inferiori al 10%: RWS (Responsible Wool Standard), BCI (Better Cotton Initiative), Bluesign, Biobased ISCC Plus, e altre che riguardano meno dell’1% dei campioni.
É opportuno ricordare che molte delle certificazioni citate hanno adottato un approccio multicriterio negli ultimi anni, aggiungendo all’ ambito principale – come chimica, riciclo, biologico, gestione delle foreste, ecc. - anche requisiti più ampi, come il rispetto dei diritti dei lavoratori e l’assenza di sostanze pericolose.
Tra gli standard ed etichette relativi all’intera azienda (grafico 4) c’è al primo posto la conformità ai protocolli ZDHC (25% degli espositori). Seguono gli espositori certificati ISO 14001 (il 21%), Oeko-Tex STeP (13%), le linee guida sulla chimica di Camera della Moda/SMI che sono adottate dal 14% degli espositori e il protocollo 4sustainability (10%). Con meno del 10% degli espositori, seguono SA 8000, Tessile e Salute, ISO 45001, Seri.co, TF Traceability&Fashion, ISO 50001, EMAS e B Corp.