I tessuti a stock nell’economia circolare
La rigenerazione di un modello di business
Una volta si chiamavano ‘negozi degli scampoli’ e attiravano sarti e aspiranti tali o madri impegnate nella difficile arte di far quadrare il bilancio di famiglia, oggi sono vere e proprie boutique in cui stilisti e creativi, studenti di scuole di moda, start up o semplici appassionati del handmade si contendono i tessuti di maggior qualità sicuri di fare un ottimo affare. Poi è arrivata la moda sostenibile e i materiali di seconda mano sono diventati di pregio.
Se è vero infatti che solo una piccola percentuale di capi confezionati vengono recuperati e riusati e una parte ancora più ridotta viene riciclata, negli anni è cresciuto un sistema di valorizzazione di tessuti invenduti, seconde scelte, campionari, eccedenze produttive. Materiali che solitamente restano accatastati nei magazzini ma che oggi trovano, grazie all’economia circolare, un nuovo contenuto valoriale e una nuova vita. Un approccio che fa bene un po’ a tutti: alle imprese che possono così dare una chance a materiali altrimenti trattati come rifiuti e a confezionisti capaci di utilizzarli in nuove e originali collezioni. E naturalmente all’ambiente: si riducono un po’ i consumi di materie prime, energie ed acqua necessari alla produzione di materia prima vergine e si conferiscono meno rifiuti in discarica. I materiali rigenerati confrontati con quelli vergini generano infatti un risparmio di CO2eq pari al 50%.
Le imprese che si dedicano alla vendita di tessuti ed accessori scartati dalle aziende tessili sono qualcosa di più di semplici retailer. Negli anni hanno sviluppato un modello di business complesso che oltre al recupero dei materiali prevede controlli ispettivi per separare i lotti di pregio da quelli da migliorare con processi di tintura, stampa, coating. I materiali così selezionati e nobilitati vengono proposti ai clienti con modalità di marketing affini a quelle adottate dai tessitori per le nuove collezioni: vengono predisposte campionature per consentire alla rete vendita di presentare le proposte ai clienti, vengono allestire show room o esposti campioni nelle fiere di settore. E poi ci sono le opportunità offerte dall’e-commerce e dall’ on line. Grazie alle nuove tecnologie digitali i lotti sono inoltre tracciati e gli acquirenti possono acquisire tutte le informazioni dal barcode e da apposite app.
Quella dei materiali second life è una filiera tradizionale ma ripensata in una logica di modernità ed efficienza, una filiera che non solo offre possibilità di business e coinvolge operatori in numero crescente, ma consente a confezionisti, stilisti e designer di realizzare capi dal contenuto di sostenibilità proprio grazie ai materiali second life scelti. E’ quindi un modello di business che trae forza proprio dalla cultura della sostenibilità e dal crescente interesse dei consumatori per articoli a basso impatto ambientale.
Non ‘stracci’ ma tessuti di qualità dal contenuto green documentato, in alcuni casi anche da etichette ambientali che ne raccontano la storia di sostenibilità.