Le dichiarazioni ambientali
Come nascono, cosa sono
Esistono circa 5000 certificazioni ambientali; una cinquantina sono specifiche per il settore tessile. La loro numerosità indica quanto sia importante per un’azienda comunicare l’impegno sociale e per il rispetto dell’ambiente in modo trasparente e secondo standard condivisi.
La prima certificazione ambientale, la Blauer Engel, nasce in Germania nel 1978, ma è negli anni 90 che si ha un rapido sviluppo. Nel 1992, la Commissione Europea approva lo standard Ecolabel che riguarda tutte le categorie di beni e combina criteri di valutazione di prodotto e di processo. Nel 1993, ancora l’UE approva un regolamento (CE 1836/1993) che istituisce l’ Eco-Management and Audit Scheme ​​​​​​più noto con l’acronimo EMAS. Il regolamento poi aggiornato fino alla sua attuale configurazione (EMAS III, CE n. 1221/2009) fornisce alle imprese uno standard per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali. L’approccio europeo si estende su scala globale nel 1996 con l’emissione da parte di ISO (International Organization for Standardization, a cui aderiscono 165 enti nazionali) della norma 14001, la certificazione di sistema di gestione ambientale più diffusa al mondo, oggi integrata anche in EMAS.
EMAS e ISO 14001 definiscono come un azienda deve valutare e migliorare le sue prestazioni ambientali , ma non forniscono uno standard per misurarle. La norma ISO 14001 non richiede nemmeno di specificare livelli di performance ambientale, EMAS invece richiede un’analisi ambientale iniziale ma non definisce standard di analisi e misurazione. Qui entrano in gioco gli standard quali ad esempio la LCA, la misurazione dell’impronta idrica o di carbonio e l’adozione di sistemi di reporting strutturati come il GRI (Global Reporting Initiative).
In anni recenti si sono affermati anche standard per dichiarazioni specifiche riguardanti l’impatto ambientale di uno specifico prodotto o sito produttivo. L’EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) è uno schema volontario di redazione di un documento che un processo di analisi definito dalla norma ISO 14025:2010 con lo scopo di ”comunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi”. Più recentemente, la Commissione Europea, al fine di standardizzare le dichiarazioni all’interno dell’UE ha pubblicato la raccomandazione 2013/179/UE “relativa all'uso di metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni” che definisce uno standard per la PEF (Product Environmental Footprint) e la OEF (Organisation Environmental Footprint). EPD, PEF e OEF condividono alcune caratteristiche: sono basate su uno studio del ciclo di vita (LCA) a sua volta basata su regole (PCR) relative a ciascuna categoria di prodotto e devono essere certificate da un ente terzo accreditato.
E se un’azienda volesse dare rilievo e comunicare in modo oggettivo una specifica prestazione di sostenibilità come ad esempio la riciclabilità o l’assenza di una sostanza chimica pericolosa? La norma ISO 14021: 2016 ci spiega come fare, si tratta di un’autodichiarazione, ma che segue regole precise ed è verificata da un ente indipendente, che valuta la veridicità dell’asserzione in modo oggettivo.