Sostenibilità

Riciclare i tessuti misti con elastomeri

Una sfida tecnologica.

La rivoluzione degli elastomeri nella moda

Gli anni '60 sono stati un periodo di piccole e grandi rivoluzioni, di cambiamenti culturali e tecnologici. Nel campo della moda, non sono state solo le sciarpe a fiori, i jeans e le minigonne a segnare l'epoca, ma anche l'introduzione di nuovi materiali come gli elastomeri, che hanno trasformato radicalmente il concetto di abbigliamento. Questi materiali hanno portato una nuova era di comfort e libertà di movimento, divenendo immediatamente popolari. Oggi è quasi impossibile immaginare capi di intimo, calzetteria, abbigliamento sportivo e persino abbigliamento classico senza l'effetto elasticizzante che garantisce una vestibilità perfetta.

Ma cos'è esattamente un elastomero? Si tratta di una fibra sintetica costituita per almeno l'85% da poliuretano segmentato, dotata di proprietà straordinarie. Un elastomero può allungarsi da quattro a sette volte la sua misura originale senza rompersi, e può essere usato in mischia con altre fibre tessili per migliorare la praticità dei capi in cui è inserito. Il marchio nome commerciale più noto è Lycra®, spesso usato impropriamente come nome comune per indicare un elastomero.

 

Gli elastomeri alla sfida dell’economia circolare

La presenza degli elastomeri nei tessuti presenta però anche dei problemi, in particolare quando si parla di riciclo. Quando sottoposti a trattamenti di sfibratura del tessuto o a dissoluzione chimica delle fibre, gli elastomeri tendono a incollarsi alle altre fibre, rovinandole, o a scomporsi in formazioni gommose che contaminano il materiale riciclato. Questo porta spesso alla combustione o allo smaltimento in discarica dei tessuti contenenti elastan, ostacolando seriamente il raggiungimento degli obiettivi di economia circolare promossi dall'Unione Europea.

La soluzione di questo problema sarebbe uno straordinario passo in avanti, considerando l’ubiquità degli elastomeri in molti usi finali. Ad esempio, Next Technology Tecnotessile, una società di ricerca con sede a Prato, ha sviluppato un processo chimico a ciclo chiuso a basso impatto ambientale. Questo metodo consente di recuperare sia la componente fibrosa, che può essere riciclata facilmente, sia l'elastomero stesso, rendendo il processo di riciclo più efficiente. Tuttavia, questa soluzione non è ancora stata sviluppata a livello industriale.

In parallelo, aziende come RadiciGroup stanno investendo in progetti di economia circolare per il riciclo di tessuti pre e post-consumo. Da oltre 40 anni, RadiciGroup recupera scarti di prodotti in nylon e materiali affini nel settore dei tecnopolimeri, creando materiali ad alte prestazioni. Recentemente, l'azienda ha affrontato la sfida del riciclo di tessuti misti, sviluppando un brevetto per il recupero del nylon contenente elastomero inferiore al 10%. Inoltre, sono in corso studi per separare le fibre dei tessuti misti, massimizzando le prestazioni e riducendo l'impatto ambientale.

Oltre al riciclo degli elastomeri esistenti, è fondamentale trovare soluzioni alternative che rendano questo polimero più sostenibile. Un esempio significativo è rappresentato dall'azienda americana Geno, che sta lavorando per sostituire il butandiolo, una sostanza chimica tradizionalmente derivata dai combustibili fossili e ingrediente chiave nella produzione dell'elastan, con biopolimeri ottenuti dalla fermentazione degli zuccheri derivati dalla canna da zucchero. Questa innovazione potrebbe rendere l'elastan più coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità della moda.

L'innovazione nel campo del riciclo e la ricerca di materiali più sostenibili sono passi cruciali per un futuro della moda più ecologico e responsabile. Solo attraverso una collaborazione tra ricerca, industria e politiche globali sarà possibile superare le sfide attuali e costruire un settore tessile veramente sostenibile.