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Sintesi Nota Economica 39^ edizione di Milano Unica

Dati elaborati dal Centro Studi di Sistema Moda Italia

LA TESSITURA MADE IN ITALY, SECONDO LE STIME ELABORATE DAL CENTRO STUDI DI SISTEMA MODA ITALIA, NEI PRIMI TRE MESI DEL 2024, REGISTRA UNA FLESSIONE SIA DEL COMMERCIO CON L’ESTERO, SIA DELL’ATTIVITÀ PRODUTTIVA, PROSEGUENDO NELL’ANDAMENTO NEGATIVO DEL 2023. IL FATTURATO COMPLESSIVO REALIZZATO SUI MERCATI ESTERI, NEL PERIODO CONSIDERATO, È STATO DI 772 MILIONI DI EURO, IN CALO DEL -16,9%. MENTRE LE IMPORTAZIONI DI TESSUTI DALL’ESTERO, DEL VALORE DI 365 MILIONI DI EURO, HANNO REGISTRATO UNA FLESSIONE DEL -15,8%. A FRONTE DEI SUDDETTI RISULTATI, DA GENNAIO A MARZO 2024, IL SALDO COMMERCIALE DI COMPARTO RISULTA COMUNQUE SIGNIFICATIVAMENTE POSITIVO PER 407 MILIONI DI EURO. DA SEGNALARE IL DATO IN CONTROTENDENZA DELLE ESPORTAZIONI VERSO LA CINA (+4,6%) E HONG KONG (+7,4%) CHE, ASSIEME, RISULTANO IL PRIMO MERCATO DI SBOCCO DEI TESSUTI ITALIANI, CON UN FATTURATO DI 70 MILIONI DI EURO. SUL VERSANTE DELLA PRODUZIONI INDUSTRIALE INTERNA, IN BASE ALL’ANDAMENTO DELL’INDICE ISTAT, RALLENTA IL CALO DELLA TESSITURA ORTOGONALE (-7% CONTRO IL -12,3% DEL PRIMO TRIMESTRE 2023), MENTRE IL TESSUTO A MAGLIA ACCELERA LA SUA PERFORMANCE NEGATIVA (-20,7% CONTRO IL 13,4% DEL CORRISPONDENTE PERIODO DEL 2023). TUTTE LE CATEGORIE MERCEOLOGICHE PRESE IN CONSIDERAZIONE (TESSUTI A MAGLIA, TESSUTI DI LANA CARDATA E PETTINATA, TESSUTI DI COTONE) PRESENTANO CALI DIFFERENZIATI MA IN DOPPIA CIFRA DELLE ESPORTAZIONI, AD ECCEZIONE DEI TESSUTI DI LINO CHE, NEI PRIMI TRE MESI DELL’ANNO, REGISTRANO UN CALO DEL - 7,7%. ANALOGO L’ANDAMENTO NEGATIVO IN DOPPIA CIFRA DELLE IMPORTAZIONI, CON L’ECCEZIONE DI QUELLE DI TESSUTI A MAGLIA E DI LINO CHE EVIDENZIANO UNA CONTRAZIONE  PIU’ CONTENUTA, RISPETTIVAMENTE DEL -7,5% E DEL -4,8%. IL 2023  SI ERA CHIUSO CON UN FATTURATO COMPLESSIVO DI CIRCA 7,7 MILIARDI DI EURO, IN CALO DEL -3,1% SUL 2022, MA SUPERIORE ALL’ANNO PRIMA DELLA PANDEMIA (+1,6% SUL 2019). L’ATTIVO DELLA BILANCIA COMMERCIALE DI COMPARTO, A CONFERMA DELLA FORZA DEL MADE IN ITALY, AVEVA FATTO REGISTRARE LA SECONDA MIGLIORE PERFORMANCE DEGLI ULTIMI 7 ANNI, REALIZZANDO UN SALDO POSITIVO DI OLTRE 2,3 MILIARDI DI EURO.

 

Per la tessitura italiana il 2024 si apre sulla scia del 2023, prosegue quindi la dinamica negativa registrata nei dodici mesi precedenti: il comparto è, infatti, interessato da una flessione sia del commercio con l’estero sia dell’attività produttiva.  

 

In primis, se si considera l’andamento dell’indice ISTAT della produzione industriale, la tessitura ortogonale rileva una contrazione tendenziale del -7,0%, evidenziando così un’attenuazione del calo con cui si era chiuso il primo trimestre 2023 (-12,3%). Al contrario si intensifica in negativo l’evoluzione della produzione di tessuto a maglia: se nei primi tre mesi del 2023 tale comparto aveva palesato una riduzione del -13,4%, nel primo trimestre di quest’anno cede il -20,7%.

 

Passando ora all’analisi degli scambi con l’estero nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2024 (ultimo dato ad oggi disponibile), Come è lecito attendersi, il dato medio della tessitura sintetizza performance negative ma di differente intensità a livello delle singole merceologie prese in esame, cioè i tessuti a maglia e i soli tessuti ortogonali a prevalenza di fibra naturale. L’export di tessuti di seta mostra il calo di maggior entità ovvero -24,7% nei primi tre mesi dell’anno. I tessuti a maglia e i lanieri (cardati e pettinati) sperimentano un deciso decremento delle esportazioni, rispettivamente pari al -19,4% e al -19,1%. Le vendite oltreconfine di tessuti di cotone registrano una flessione, ma di minor intensità (-11,4%); mentre contengono il calo al -7,7% i tessuti di lino.  

 

Anche analizzando le importazioni, emerge che tutte le tipologie di tessuto sono contraddistinte da variazioni negative. A rilevare il calo maggiore sono i tessuti di cotone, con una flessione del -22,6%; seguono i tessuti di lana, con una variazione del -21,2% e i tessuti di seta, con una perdita del -19,6%. Infine, le importazioni di tessuti a maglia e di lino evidenziano una contrazione rispettivamente del -7,5% e del -4,8%.

 

Se si esaminano ora i flussi di export sotto il profilo geografico, da gennaio a marzo 2024 le vendite di tessuti mostrano una dinamica negativa sia in ambito UE sia in ambito extra-UE; il trade comunitario (pari al 47,1% del totale esportato di comparto) segna un decremento pari al -20,2%, mentre quello extra-UE cala del -13,6%.

 

Circa le performance evidenziate dai singoli mercati di sbocco, il primo e il secondo mercato, ovvero Francia e Germania, registrano contrazioni rispettivamente del -22,5% e del -31,0%, assicurandosi la prima l’8,8% delle vendite totali e la seconda il 7,1%. In terza posizione, con un aumento del +4,6%, sale la Cina, similmente Hong Kong (quindicesimo) presenta una dinamica positiva del +7,4%; se sommati, Cina e Hong Kong balzerebbero al primo posto con 70 milioni di euro. Quarta destinazione risulta la Romania, che presenta una flessione del -9,1%; più accentuate le perdite che colpiscono Tunisia (-16,8%), Turchia (-34,1%), Stati Uniti (-18,2%), Portogallo (-22,6%) e Bulgaria (-18,3%). 

 

Tornando a scorrere l’elenco dei primi 15 mercati per valore di tessuto made in Italy esportato, si riscontrano solo altre due destinazioni in controtendenza rispetto alla media: ovvero il Marocco, in crescita del +1,1%, e soprattutto il Vietnam, che mette a segno un aumento del +34,0%. 

 

Da gennaio a marzo 2024 anche le importazioni, caratterizzate da un’elevata concentrazione dal punto di vista geografico nell’universo extra-UE (65,1%), rilevano una permanenza in area negativa di entrambe le macro-aree: la UE cede il -14,7% e l’extra-UE il -16,4%. 

 

Esaminando i trend che hanno interessato le nazioni di origine dei tessuti importati in Italia, si assiste ad andamenti peculiari e spesso divergenti tra loro. La Cina, nonostante una flessione del -9,3%, si mantiene in prima posizione con un’incidenza del 23,3% sul totale importato; anche la Turchia, al secondo posto, presenta un calo del -3,7% e si assicura il 19,7% dei semilavorati tessili provenienti dall’estero. Troviamo poi la Germania, con una flessione a doppia cifra del -22,4%, seguita dal Pakistan, che mostra anch’esso un calo double-digit (-38,9%). Presentano decisi decrementi la Repubblica Ceca (quinta con una perdita del -24,1%), la Spagna (-23,2%) e il Regno Unito (nono, in flessione del -13,6%). Al contrario guadagna terreno il Giappone, in settima posizione con una crescita del +4,5%, ma anche la Francia, che registra un aumento pari al +10,8%, oltre ad altre due destinazioni con un’incidenza sul totale importato di circa il 2% ciascuna, ossia i Paesi Bassi (+60,3%) e il Portogallo (+22,7%).

 

Il 2023  si era chiuso con un fatturato complessivo di circa 7,7 miliardi di euro, in calo del -3,1% sul 2022, ma superiore all’anno prima della pandemia (+1,6% sul 2019). L’attivo della bilancia commerciale di comparto, a conferma della forza del made in italy, aveva fatto registrare la seconda migliore performance degli ultimi 7 anni, realizzando un saldo positivo di oltre 2,3 miliardi di euro. Un risultato dovuto soprattutto al forte calo delle importazioni (-17,3% sul 2022), che si sono attestate a circa 1,9 miliardi di euro, mentre le esportazioni, seppur in calo del -5,4% sul 2022, hanno consentito un fatturato di 4,2 miliardi di euro.

 

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