Sintesi Nota Economica 40^ edizione di Milano Unica
Dati elaborati dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda
LA TESSITURA MADE IN ITALY, SECONDO LE STIME DELL’UFFICIO STUDI ECONOMICI DI CONFINDUSTRIA MODA, ARCHIVIERA’ IL 2024 CON UN FATTURATO COMPLESSIVO DI 7,1 MILIARDI DI EURO, IN FLESSIONE DEL -7,7% RISPETTO AL 2023. UN RISULTATO CONDIZIONATO DALL’ANDAMENTO DELLE VENDITE SIA SUL MERCATO DOMESTICO, SIA SUI MERCATI ESTERI, CHE SU BASE ANNUA, RISULTANO IN CALO DEL -8,5%. VA TUTTAVIA SOTTOLINEATO CHE, NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2024, IL CALO IN VOLUME DELLE ESPORTAZIONI E’ RISULTATO MOLTO PIU’ CONTENUTO (-1,3%). IN ALTRE PAROLE, SI E’ QUASI MANTENUTA LA DIMENSIONE QUANTITATIVA COMPLESSIVA DEI TESSUTI ESPORTATI NELL’ANALOGO PERIODO DEL 2023, PAGANDO PERO’ IN TERMINI DI PREZZI E DI MARGINI. LE IMPORTAZIONI DI TESSUTI, INVECE, CALANO IN MISURA INFERIORE (-5,8%) DELLE ESPORTAZIONI, CONDIZIONANDO L’ATTIVO DELLA BILANCIA COMMERCIALE DI COMPARTO CHE, SEPPUR IN CALO DEL -10,7% RISPETTO AL 2023, SI MANTIENE OLTRE I 2 MILARDI DI EURO. ESAMINANDO L’ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2024 PER SINGOLO PAESE, I DATI POSITIVI SI REGISTRANO CON LA CINA (+4,8%) CHE CON HONG KONG, QUEST’ULTIMO IN CALO DEL -0,5%, RIMANE IL PRIMO MERCATO DI SBOCCO, DEL VALORE DI OLTRE 250 MILIONI DI EURO, SOPRATTUTTO GRAZIE AI TESSUTI DI LANA PETTINATA E CARDATA, CON UN PESO PROPORZIONALE SUL TOTALE DELLE ESPORTAZIONI SUPERIORE AL 10%. IN CRESCITA ANCHE L’EXPORT DI TESSUTI VERSO VIETNAM E SRI LANKA, CHE VALGONO ASSIEME OLTRE IL 5% DELLE NOSTRE VENDITE ALL’ESTERO. IN CALO L’EXPORT VERSO TUTTI I PAESI EUROPEI, A PARTIRE DA FRANCIA (-16,2%) E GERMANIA (-22,6%), CHE SI COLLOCANO RISPETTIVAMENTE AL SECONDO E AL TERZO POSTO DELLA GRADUATORIA DEI CLIENTI DI TESSUTI MADE IN ITALY. ANCHE DAL PUNTO DI VISTA DEI DIVERSI COMPARTI MERCEOLOGICI L’ANDAMENTO NEGATIVO DELLE VENDITE ALL’ESTERO RISULTA GENERALIZZATO, A PARTIRE DALLA TESSITURA LANIERA SEGUITA DALLA TESSITURA A MAGLIA. ESAMINANDO L’ANDAMENTO DELLE IMPORTAZIONI DI TESSUTI IN ITALIA, SI CONFERMA L’ELEVATA CONCENTRAZIONE DELLA PROVENIENZA. CINA, TURCHIA E PAKISTAN, IN ORDINE DI IMPORTANZA, ASSIEME SUPERANO IN VALORE E QUANTITA’ IL 50% DELL’IMPORT. LE IMPORTAZIONE DALLA CINA CRESCONO LEGGERMENTE (+1,2%) NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2024, MENTRE RISULTANO IN CALO A DUE CIFRE TURCHIA (-6%) e PAKISTAN (-25,3%).
La tessitura made in Italy (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia), secondo le stime elaborate dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda - basate sul quadro congiunturale di riferimento e sulle Indagini Campionarie interne - è attesa archiviare il 2024 in area negativa. Il turnover complessivo, stimato in flessione del -7,7%, calerebbe a 7,1 miliardi di euro.
Guardando agli scambi con l’estero di tessuti “da” e “verso” l’Italia, nel 2024 si stima analogamente una contrazione: l’export dovrebbe registrare, nei dodici mesi, un calo pari al -8,5%, mentre per l’import si stima una flessione del -5,8%. Il complesso delle vendite estere passerebbe a poco più di 3.882 milioni di euro (perdendo circa 360 milioni rispetto al 2023), mentre le importazioni scenderebbero a 1.839 milioni.
A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo commerciale di comparto si attesterebbe a 2.043 milioni.
Relativamente alla domanda interna, spesso rappresentata dalle griffe del lusso, si prevede una performance sfavorevole, stimata nell’ordine del -5,2% rispetto ai dodici mesi precedenti.
Da segnalare, però, che, nei primi nove mesi del 2024, le vendite a volume hanno registrato una contrazione oltreconfine più contenuta: segnano, infatti, un -1,3%.
Analizzando le dinamiche da e per i singoli Paesi, che intrattengono importanti scambi commerciali con la tessitura italiana, sulla base dei dati Istat a oggi disponibili, nel periodo gennaio-settembre 2024, la Cina registra una crescita del +4,8%, mentre l’aggregato “Cina+Hong Kong”, con un totale di circa 250 milioni di euro di tessuti esportati dall’Italia e un peso superiore al 10% sul totale delle nostre vendite all’estero, risulta il primo mercato della tessitura davanti alla Francia, che registra un calo del -16,2%. Al terzo posto la Germania, interessata da un decremento delle vendite nella misura del -22,6%.
Passando all’analisi dei Paesi di origine dei tessuti importati in Italia - caratterizzati da un’elevata concentrazione, dal punto di vista geografico, nell’universo extra-UE - si riafferma la leadership dei primi due supplier, ovvero Cina e Turchia. La Cina, nel gennaio-settembre 2024 registra un aumento del +1,2% e si conferma in prima posizione, ampliando la sua incidenza al 27,2% sul totale importato di comparto; la Turchia, secondo fornitore con una quota del 18,5%, presenta al contrario un calo, nella misura del -6,0%. Troviamo poi il Pakistan, che con un peso sul totale del 6,8%, risulta interessato da una variazione negativa del -25,3%.
Con riferimento agli altri partner minori, che presentano quote inferiori al 6,0%, si rilevano dinamiche altalenanti. La Repubblica Ceca, ad esempio, registra una contrazione del -26,2%, così come la Spagna (-16,7%), mentre l’import dalla Francia presenta una crescita a due cifre: +21,5%. Perde terreno il Giappone (-8,0%), mentre cresce l’Egitto (+13,6%).
Oltre alle performance per nazione è possibile esaminare quelle per voce merceologica, dove le differenti tipologie di tessuto prese in considerazione, presentano delle flessioni generalizzate a tutte le tipologie. Cominciando dall’export, nel periodo gennaio-settembre 2024, a perdere maggiormente sono i tessuti di lana: i pettinati mostrano un calo del -20,5% e i cardati del -15,2%; seguono i tessuti in pura seta, che registrano una flessione del -14,8%. I tessuti a maglia sono interessati da un decremento del -12,6%. Infine, il tessuto in cotone presenta una contrazione del -5,7%, mentre i tessuti di lino contengono la perdita al -3,3%. Con riferimento all’import, da gennaio a settembre 2024, si registrano variazioni negative per tutte le tipologie, ad eccezione dei tessuti di lino, che rilevano un aumento del +4,3%.