Tracciabilità fa rima con sostenibilitÃ
Nuove opportunità dalla tecnologia digitale
Lanciare di tanto in tanto una capsule con cotoni biologici e poliestere riciclato è solo un assaggio di un impegno per la sostenibilità. La vera riduzione dell’impatto ambientale della moda richiede monitoraggo e gestione trasparente della filiera di produzione, dalla materia prima al negozio, e oltre, se si considera la fondamentale componente della gestione del fine vita e della destinazione post-consumo dei capi di abbigliamento.
È poi necessario rassicurare tutti gli stakeholder non solo riguardo al rispetto delle leggi di prevenzione ambientale, ma anche riguardo all’ autenticità e credibilità di tutte le affermazioni che si fanno sulle performances di sosteniblità dei prodotti e dei processi.
È questo il salto di qualità che ci si attende da marchi della moda e dalle imprese tessili, quelle stesse imprese che hanno imparato a verificare con rigore la sicurezza chimica dei prodotti e dei processi e che si sono dimostrate resilienti nei mesi duri della pandemia.
Non sorprende che siano in svolgimento importanti iniziative per sperimentare modalità di connessione, verifica, trasferimento dati e documenti tra i soggetti della filiera della moda.
È il caso del progetto che UNECE, la commissione economica dell’ONU per l’Europa, ha avviato nel 2019 in collaborazione con UN/CEFACT (United Nations Centre for Trade Facilitation and e-Business ) e il supporto della Commissione Europea. Il programma, dal titolo ‘Enhancing Transparency and Traceability for Sustainable in the Garment and Footwear’ coinvolge oltre 200 esperti e si concluderà nel 2022. Obiettivo dell’iniziativa è armonizzare linguaggi e modalità di connessione tra i soggetti della filiera globale della moda ma anche suggerire alla Governance internazionale come supportare la transizione verso una moda più sostenibile e digitale. Sono inoltre previsti casi pilota, il primo dei quali, già avviato, riguarda la filiera del cotone e vede coinvolte anche aziende italiane.
Non dobbiamo inoltre dimenticare il progetto TRICK, iniziativa coordinata da Piacenza Spa, partecipato da Enea e dall’Agenzia delle Dogane e che rappresenta una continuazione del programma eBIZ. Anche in questo caso gli obiettivi sono molteplici. Tracciare materiali, attività, logistica, significa essere più rapidi ed efficienti nel rispondere alle richieste del mercato evitando sprechi e ritardi ma anche assicurare qualità e sicurezza dei prodotti dalle lavorazioni a monte al consumatore.
Sarà blockchain il termine che sentiremo citato più spesso nei convegni e negli articoli?
È possibile. Stiamo infatti parlando di una tecnologia che promette di migliorare i sistemi di tracciabilità di realtà diverse e globali, collegare i dispositivi e trasmettere, ricevere, monitorare, rintracciare e archiviare i dati. Il tutto affidato ad un sistema indipendente e affidabile perché i dati in una blockchain non risiedono in un database centrale, sono condivisi tra tutti i membri della filiera ma non possono essere modificati senza autorizzazione dalla maggioranza dei membri della blockchain. Insomma un’assicurazione contro il greenwashing e in grado rendere più efficienti e trasparenti i processi produttivi e dare rilievo alle pratiche virtuose e sostenibili.